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Da un sillabario a un brand character: Riso Gallo


Carlo Aliverti - 24 Ottobre 2019 - 0 comments

Buenos Aires, 1942

Riccardo Preve è un giovane imprenditore risiero, con attività in Italia e Argentina. Un giorno, chiacchierando con un amico che lavora alla Cinzano, viene colpito da una sua affermazione:

“Da quando abbiamo messo l’etichetta con la marca sulle bottiglie di vermouth, sono aumentate le vendite e gli incassi. La gente non chiede più un vermouth, chiede un Cinzano. Gli piace, se lo ricorda e lo chiede di nuovo”. Riccardo ci pensa e ripensa… “E se mettessimo anche noi il riso in un barattolo o in una scatola, con sopra un’etichetta con il nome Preve? La gente non chiederebbe più un chilo di riso, prendendolo con la paletta dal sacco, chiederebbe un chilo di Preve!

Entusiasta, Riccardo ne parla con i collaboratori più vicini che, però, sono perplessi ed avanzano un dubbio: “Il vermouth si vende a persone di un certo livello economico e sociale, e quasi tutte sanno leggere. Invece il riso lo vendiamo a tutti, anche ai ceti più popolari tra cui, specialmente all’interno del paese, l’analfabetismo è ancora molto diffuso: in tanti non saprebbero leggere la parola Preve e così continuerebbero a prendere il riso sfuso, ma quello della concorrenza”. L’obiezione ha un solido fondamento, che Riccardo accetta ma, grazie al suo spirito combattivo, non si arrende e subito pensa ad un’alternativa. “E se invece di una parola stampassimo un’immagine?” E il suo sguardo va a cercare qualcosa nei dintorni che lo possa ispirare. Trova un sillabario per bambini, lo apre e trova vivaci illustrazioni di animali con il loro nome riportato sotto: Tortuga con il disegno della tartaruga, Gato con il disegno del gatto, Jirafa, Gàgio… “Ecco,” dice Riccardo, “assegnamo un animale come questi ad ogni varietà di riso e poi li stampiamo sulle scatole in cui confezioniamo ciascuna varietà. I clienti non dovranno leggere niente, ma memorizzeranno il disegno della scatola che hanno acquistato: Riso Jirafa, Riso Tortuga, Riso Gàgio…

L’esperimento parte nei piccoli mercati nei dintorni di Buenos Aires e dopo qualche giorno è già un successo: tanta gente compra queste bellissime scatole e i rivenditori sono contenti perché non perdono più tempo a servire i clienti con la paletta, evitando anche le noiose discussioni sul peso.

Come per Cinzano, anche per il riso Preve le vendite aumentano in modo esponenziale. Sopra tutte svetta una varietà in particolare, quella più amata dalla gente e considerata la migliore della gamma. E indovinate qual è? l’Arròs Gàgio, il Riso Gallo.

Da allora, dagli anni ’40 del secolo scorso, il gallo è diventato il simbolo che caratterizza il marchio e tutti i prodotti dell’azienda. Un segno forte, ben riconoscibile e dotato di grande visibilità. Un marchio che evoca molti valori positivi: l’amore per la natura, i gusti autentici della campagna e l’allegria di una tavola ricca di sapori.
Sono diversi i marchi che hanno come emblema un animale. Mi piace ricordare il cane a sei zampe – simbolo di potenza fuori dall’ordinario – di Eni, il cavallino rampante della Ferrari, tratto dal disegno che Francesco Baracca aveva sulla carlinga del suo aeroplano da caccia della Grande Guerra, il coccodrillo di Lacoste, il soprannome del campione francese di tennis che inventò il marchio, il leone anche lui rampante della Peugeot, il famosissimo panda del WWF e il più recente uccellino di Twitter.

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